VALERIA DI PONIO

Continuiamo a conoscere di più i nostri artisti e le nostre artiste per scoprire il loro punto di vista sulla propria produzione artista, sul concetto più ampio di creatività e di come questi aspetti condizionino il loro sguardo sul mondo. Oggi le 5 domande le abbiamo poste a Valeria Di Ponio.

In che modo l’arte fa parte della tua vita?

Non credo passi giorno senza musica, da sempre, ha un’influenza enorme su di me, spesso più dell’arte che osservo. Diverso discorso avviene con la poesia e la letteratura. Quanto leggo ciò che amo di più, disegno e dipingo meglio. Credo si metta ordine nei pensieri. Si tratta pur sempre di segni. Per me il disegno è una forma di scrittura come anche la fotografia.

Non vi è giorno senza che io pensi all’arte, a ciò che mi fa immaginare e ciò che racconta, a cosa mi permette di vedere.

La figura dell’artista viene generalmente percepita come un qualcosa di “diverso” rispetto all’”uomo comune”. A volte relegandolo ai margini della società altre volte elevandolo a superstar. Secondo te perché la percezione dell’artista viene in qualche modo separata dagli altri “ruoli” professionali e sociali?

Forse nel nostro paese quest’idea di separazione dell’artista da altri ruoli sociali è più forte. Per me un errore grave. L’arte è assolutamente necessaria a tutte le categorie sociali e l’artista non dovrebbe stare “al di fuori” di questo. Vi è quest’idea del diverso forse per la fortuna di poter vivere di ciò che si ama, spesso non considerando quanto possa essere difficile. Anche la gestione del proprio tempo, con lo spazio necessario per raccogliere cose e pensieri, il non fare, viene visto come alieno da molti.

Gli artisti che amo hanno tutti un’immensa sensibilità, una capacità di sentire ciò che hanno intorno, il tempo in cui vivono. Non è necessario che la loro arte sia didascalica, anzi. Riescono a raccontare e restituire qualcosa che ci permette di vedere meglio, o di più, o che ci fa domandare qualcosa.

Una cosa che comunemente sentiamo dire agli artisti e alle artiste è che fare arte per loro è una necessità, che poi talvolta diventa una professione. Tu come hai intrapreso il tuo percorso artistico?

Fin da bambina se mi chiedevano cosa volessi fare da grande rispondevo: il pittore!

Non è stata una scelta la mia, non mi sono data mai altre possibilità e per questo fare altri lavori è stato spesso quasi doloroso.

La pittura è come riesco a dire alcune cose, come immagino possano uscire da me. È la mia via per provare a raccontare qualcosa.

L’arte è una delle molte forme di comunicazione che l’essere umano usa, ma che, più di altre, necessità di una spiccata capacità di ascolto da parte del fruitore. Cosa pensi delle modalità di fruizione dell’arte in questa epoca?

Da un lato trovo meraviglioso che sia possibile vedere e conoscere l’arte di chiunque attraverso i social, il poter avere scambi con artisti incredibili che vivono dall’altra parte del mondo con questa facilità è splendido.

Ma l’arte ha bisogno di lentezza, anche nella fruizione. E di presenza, ascolto. Questo per me è il problema maggiore di oggi, oltre ad aver reso pari in visibilità chi fa davvero arte con altre cose non meritevoli. Sono molto radicale su questo. Le immagini e la velocità con cui le consumiamo sovrastano tutto, creando un’insicurezza e confusione su ciò che è davvero sincero, cosa ha davvero un peso. Serve darsi un tempo per guardare e accorgersi della differenza. E questa è sempre visibile, da chiunque. Ne sono fortemente convinta.

Ci puoi raccontare un momento significativo della tua vita in cui l’arte ha influito fortemente?

Devo tornare alla musica per questo oltre ad alcuni libri ed alcune immagini di film che amo e che mi accompagnano da anni. Mi hanno regalato la capacità di sognare e creare un tempo altro. Ho una totale dedizione al fantasticare, il perdermi nella loro arte mi accompagna in questo walkabout sempre.

E la Natura. Tutto ciò che riesco a pensare ed immaginare nei miei boschi, prima o poi ritorna in ciò che faccio, muove vento.

Anche gli incontri con altri artisti mi hanno regalato energie e acceso in me tantissimo.

Credo di avere due, tre punti fermi però: c’è un prima e un dopo aver letto Neil Gaiman, e le due volte, anche se lontane nel tempo, in cui ho visto dal vero  Caravaggio e Francesca Woodman.

Grazie Valeria per il tempo che ci hai dedicato!

Buon lavoro!

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