Mauro Pinotti è nato nel 1974. É un libero pensatore, una sorta di uomo del rinascimento. Per lui la vita è chiaramente arte: come un pittore davanti una tela bianca, si sente autorizzato a ricreare il mondo sulla base delle sue fantasie e aspettative, dando peso e forma a quelle realtà immaginarie che, a suo parere, sono rimaste troppo a lungo fuori dalla portata degli uomini.
Questo sfocia nella volontà di seminare nuovi germogli ideologici attraverso le tante forme espressive che prende si suo processo creativo. Usa l’arte a suo piacimento e utilizza strumenti differenti a seconda del suo sentire.
Poliedrico e razionale, esprime questa forza di pensiero attraverso la fotografia, video- installazioni e la scultura.
Le sue opere in cemento e ferro rappresentano l’ennesima evoluzione di questo sfaccettato artista: non solo un processo psicologico , ma una continua ricerca creativa. I paesaggi urbani si ispirano a piccoli agglomerati in ferro e cemento, isolate metropoli tanto futuristiche quanto attuali.
In questa mostra, oltre alla serie scultorea FUTURO SEMPLICE, presenta la serie fotografica I LEOCORNI, che l'artista stesso ci presenta cosí:
Secondo la versione tradizionale della storia, i due famosi leocorni, non si presentarono mai per salire sull’arca e da quel momento nessuno li vide più. In questo progetto fotografico, ho voluto attribuire all’arca il ruolo metaforico del “pensiero comune” quella specie di comfort zone in cui tutte le preoccupazioni sembrano svanire, tutto sembra familiare e sereno e le incertezze e la vulnerabilità viene annullata per rivelare contestualmente l’impotenza umana. I leocorni rappresentano “i valori estinti”, sono coloro che nell’avere opposto resistenza sono diventati destinatari dei divieti assorbendone l’esclusione sociale. Questo progetto vuole proporre in sintesi le mie riflessioni attraverso una visione “onirica” della situazione di incertezza che si è generata in questi ultimi anni a seguito della pandemia e che ha evidenziato profondi sintomi di malessere sociale, una sorta di cartina di tornasole, uno specchio, che mette a nudo i problemi strutturali della società contemporanea, una metafora della crisi epocale sociale dove chi non accetta la “salvezza” è destinato all’estinzione.
Ogni fotografia è un pezzo unico, deve essere un ricordo di famiglia, le cornici recuperate dai mercatini sono state private dei loro ricordi per custodirne uno nuovo, il loro, l’inizio della loro nuova vita.