Paolo Casazza nasce a Saronno nel 1983, successivamente al conseguimento del diploma Artistico al liceo di Varese affronta un percorso di studi presso la scuola di grafica e comunicazione “Arte&Messaggio” fondata da Bruno Munari a Milano. Dopo essersi occupato essenzialmente di grafica (seppur dipingendo da sempre), si avvicina alla pittura a tempo pieno complice il primo lockdown: “... poiché di fronte ad un trauma storico e attraverso la ferita l’uomo reagisce al bisogno di riscoprire se stesso; guidato dal pensiero manuale del fare arte ho riconosciuto il privilegio di smarrirmi e, nella naturale propensione all’altrove, ho scantonato la facciata abituale del mondo come si fugge il nemico agguerrito...”.
Ad oggi ha all’attivo svariate collaborazioni con enti culturali per la diffusione e promozione dell’arte contemporanea.
Il mio approccio alla pittura è esclusivamente frutto di una totale disattenzione a ciò che quotidianamente mi circonda, mi occupo unicamente di ciò che implica uno smarrimento: attraverso questa ginnastica di lontananze mi alleno a razionalizzare la considerazione di una “alternativa”, dunque a uscire dall’ottica per la quale la nostra zona di comfort sia l’unico mondo possibile o la sola realtà auspicabile.
Il mio lavoro si consolida attorno a un senso di temporalità e all’immanenza del deterioramento che ne deriva, nonché ad un atteggiamento escapico di fuga dalla realtà: gli stessi “puntini” dipinti che perturbano tutti i lavori, e che paiono illusoriamente sollevarsi dalle superfici dei dipinti, svolgono ruolo di tensioni visive atte a simboleggiare una traiettoria, una fuga.
Il modus operandi è quello di svolgere contemporaneamente vari cicli pittorici (tra gli altri “Luoghi per perdersi”, “La tragedia del peso” o il ”Diario esotico”); serie che paiono non esaurirsi ma si ripresentano, si stratificano e, simultaneamente, procedono in simbiosi lungo la medesima linea di pensiero.